Novità su Corona

Torna a salire il numero dei contagi. Le varianti Omikron BA.4 e BA.5 dominano l'azione.

Ma: l'onere per gli ospedali è ancora gestibile e sembra essere causato prevalentemente da una carenza di personale a causa del conseguente isolamento e del conseguente congedo per malattia dei dipendenti infetti.

Anche se la vaccinazione non protegge molto bene dalla reinfezione a causa della cosiddetta "fuga immunitaria" del virus e l'infezione stessa provoca una protezione contro l'infezione solo per circa 4 settimane, la vaccinazione protegge tuttora contro un decorso grave della malattia con ricovero ospedaliero (87%) e/o morte per malattia di corona (oltre il 90%).


Per questo motivo, una quarta vaccinazione è consigliata per le persone di età superiore ai 70 anni, nonché per le persone con qualsiasi tipo di immunodeficienza, i cui anticorpi come dimostrato in diversi studi, tendono a diminuire dopo un certo periodo di tempo.

Moderna, Biontech Pfizer e Novavax vogliono tutti lanciare vaccini adattati in autunno. Tuttavia, l'adeguamento annunciato è stato apportato alla variante BA.1 e non alle varianti attualmente predominanti BA.4 e BA. 5.

Si vorrebbe aggirare questa mancanza attraverso una combinazione in un unico vaccino degli antigeni di due varianti del virus, per mezzo dei cosiddetti vaccini polivalenti.

Al sistema immunitario vengono presentate due diverse varianti del virus, che dovrebbero quindi provocare una forte espansione nella formazione degli anticorpi corrispondenti.


Quali opzioni di trattamento ci sono ora?

PAXLOVID è una delle sostanze antivirali attualmente disponibili, un "antibiotico" contro i coronavirus, che può essere prescritto dal medico di famiglia. Questi farmaci vengono somministrati per cinque giorni nei primi cinque giorni della malattia, possono essere ingeriti, cioè somministrati per via orale, e impediscono la moltiplicazione dell'agente patogeno. Il farmaco viene prescritto dal medico di famiglia dopo aver valutato le indicazioni e le controindicazioni, e può quindi essere ottenuto da una normale farmacia con prescrizione medica.


ANTICORPI MONOCLONALI

Esiste ora sul mercato anche un preparato con anticorpi efficaci contro le nuove varianti di Omikron, BA.4 e BA.5: Evusheld di Astra Zeneca.

Questi tipi di farmaci sono molto costosi e devono essere somministrati per via endovenosa. Il loro uso è riservato a pazienti con un profilo di rischio speciale. Se c'è un'indicazione appropriata, la terapia viene somministrata in ospedale.


VACCINI VIVI COME SPRAY PER IL NASO

Poiché il virus entra attraverso le membrane mucose del tratto respiratorio superiore, sono in fase di sviluppo vaccini sotto forma di spray nasale, come sono già disponibili per altre malattie (es. influenza).

L'agente patogeno dovrebbe essere intercettato non appena tenta di penetrare nell'organismo.


CONCLUSIONE

Se appartieni a un gruppo a rischio e la tua terza vaccinazione è avvenuta più di 6 mesi fa:

VAI A CHIEDERE IL RICHIAMO!


Non crediamo a quello che sappiamo....

Con la diffusione globale della variante Delta, le carte sono state rimescolate.

Sappiamo che anche gli individui vaccinati possono contrarre la nuova variante Delta del coronavirus e hanno la capacità di trasmettere la patologia ad altri e, quindi, di contribuire alla sua diffusione nella società.

Attualmente si sommano due fattori che, nonostante un certo tasso di immunizzazione, spingono la situazione di nuovo verso un'emergenza sanitaria:

  • da un lato, la possibile trasmissione da parte di persone vaccinate (spesso anche asintomatiche) che, giustamente, possono muoversi liberamente;

  • dall'altro lato, la ridotta disponibilità dei posti letto in terapia intensiva, che vengono anche occupati da pazienti con altre patologie (pazienti con tumori, pazienti dopo grandi operazioni, ecc.)

Inoltre, dobbiamo anche considerare l’esaurimento fisico e mentale che dopo quasi 2 anni di pandemia, si è manifestato tra i medici e infermieri e che impedisce una mobilitazione supplementare di letti di terapia intensiva.

È ormai noto che l'efficacia della vaccinazione può diminuire col tempo. Più la persona vaccinata è anziana, più forte la perdita di efficacia diventa.

Questo pericolo potrebbe essere scongiurato grazie ad una terza vaccinazione (c.d. richiamo o dose „booster“).

Questo non è un semplice richiamo dopo un ciclo completo di vaccinazione, che dovrebbe ripristinare il vecchio stato immunitario. Il "booster" porta a un'estensione, un rafforzamento e un prolungamento degli effetti della vaccinazione.

I vaccini mRNA, come Biontech Pfizer e Moderna, provocano una forte risposta del nostro sistema immunitario. Questo si traduce in un'attivazione immunitaria non specifica e porta ad una difesa immunitaria generale attivata per un certo periodo di tempo. Il richiamo porta ad un aumento degli anticorpi, che assicura una protezione da infezione fino al 95% per i primi mesi - cioè non si può contrarre la patologia né trasmetterla ad altri.

Il rischio di un decorso grave della malattia, cioè il rischio di morire per il Covid 19, aumenta quasi linearmente con l'età; per le persone oltre gli 80 anni. Per i cinquantenni il rischio gira comunque attorno al 01,%, il che significa: 1 persona infetta su 1000 muore!

In questo momento, in cui la quarta ondata si sta passando come un fiume in piena, un'ampia protezione immunitaria è l'unico modo per prevenire il pericolo di un sovraccarico del sistema sanitario, e di conseguenza di nuove chiusure. Solo attraverso alti tassi di vaccinazione possiamo spianare la via a uno stato endemico come lo conosciamo dall'influenza.

Per gli anziani, la preoccupazione principale è la protezione individuale, mentre per i giovani, la preoccupazione principale è la protezione dalla trasmissione, con tutte le sue conseguenze economiche e sociali. Ma anche per i giovani, il rischio di contrarre la malattia supera decisamente il rischio di possibili effetti collaterali della vaccinazione.

In relazione alle vaccinazioni, si parla spesso di possibili conseguenze a lungo termine o di effetti tardivi:

  • Le conseguenze a lungo termine sono effetti collaterali di un trattamento che rimangono per molto tempo, alla stregua di una malattia cronica.

  • Gli effetti tardivi, invece, si riferiscono a un effetto che si verifica a una distanza considerevole dalla causa: es. trattamento effettuato oggi, conseguenze mezzo anno dopo.

Entrambi questi effetti non esistono con le vaccinazioni!

Questo rappresenta un fraintendimento del concetto:

Gli effetti collaterali si verificano sempre in connessione diretta con la vaccinazione, ma spesso ci vogliono anni prima che questa connessione possa essere stabilita.

Questo non è da aspettarsi con Covid 19. In un anno, più di 5 miliardi di dosi del vaccino sono state somministrate sotto l'occhio vigile del mondo scientifico. Anche gli effetti collaterali molto rari, come la miocardite e la trombosi delle vene sinusali, sono venuti alla luce molto rapidamente.

La stragrande maggioranza degli effetti collaterali conosciuti sono dovuti a una reazione immunitaria, reazione che si verifica anche nella malattia, ma di solito in misura maggiore.

Nel caso della miocardite, gli anticorpi si formano contro le cellule del muscolo cardiaco; nel caso della trombosi delle vene sinusali, gli anticorpi si formano contro le piastrine del sangue (trombociti).

Nel caso della miocardite, la complicazione colpisce 70 adolescenti su 1.000.000, principalmente maschi, che sono stati vaccinati, e in quasi tutti i casi guarisce senza terapia. In caso di un’infezione, questo numero sale a 450 su 1.000.000.

La trombosi delle vene sinusali, si verifica in circa 1-2/100.000 casi, di solito in donne giovani. Entrambe le malattie si manifestano entro pochi giorni o poche settimane dopo la vaccinazione. Nel caso di un’infezione da Covid 19, la quantità di tali complicanze aumenta notevolmente.

Il Long Covid cioè la persistenza di sintomi per mesi, anche dopo un decorso lieve della malattia, è una complicazione descritta frequentemente. Inoltre, ci sono i ben noti corsi gravi, che richiedono un trattamento di terapia intensiva o addirittura portano al decesso.

Non c'è una terza via!

Le lacune nella vaccinazione ancora esistenti, soprattutto tra le persone anziane, devono essere colmate. L'obiettivo da raggiungere deve essere una popolazione che non solo ha completato il primo ciclo vaccinale ma ha anche ricevuto la dose “booster”, se non vogliamo accettare un alto numero di morti di Covid 19.

Se non riusciamo a convincere il 30% che non è ancora vaccinato della necessità della vaccinazione, dobbiamo almeno consolidare la protezione vaccinale del resto della popolazione. In questo modo, possiamo prevenire la diffusione della malattia e il rischio di un grave decorso della malattia tra i non vaccinati.

Da un punto di vista immunologico, non esiste una ragione oggettiva contro la vaccinazione. La conclusione che la vaccinazione è di poca o nessuna utilità perché anche pazienti vaccinati sono ricoverati in terapia intensiva, non può essere accettata.

Il 90% dei pazienti covid in terapia intensiva non sono vaccinati. La percentuale di persone non vaccinate nella popolazione, tuttavia, è "solo" il 30%. Se il 100% fosse vaccinato, anche il 100% dei pazienti in terapia intensiva sarebbe ovviamente vaccinato, ma il numero assoluto dei ricoverati sarebbe molto più basso!

In altri termini: con questa logica, si dovrebbe anche mettere in discussione il senso dell'obbligo delle cinture di sicurezza quando si guida un'auto; il 99% delle vittime di incidenti gravi indossano le cinture di sicurezza; si dovrebbe quindi mettere in discussione anche l'efficienza di un portiere: nel 99% dei gol segnati, lui è in porta...

L’affermazione che l’introduzione di ulteriori misure restrittive per quelli che non risultano immunizzati o guariti (simili a quelli già introdotti in altri paesi come l’Austria attraverso la c.d. regola “2G”) non appena le persone inoculate possono trasmettere il virus è quindi priva di qualsiasi logica.

I non vaccinati sono i più esposti al rischio di un decorso grave della malattia. Indipendentemente dal fatto che prendano il virus da altre persone non vaccinate (soprattutto in ambienti chiusi) o da persone vaccinate, questo rischio non può essere eliminato con un test!

Misure restrittive simili a quelle previste von la regola “2G” non hanno lo scopo di punire i non vaccinati, ma di proteggerli da loro stessi.

Per tornare alla dichiarazione originale:

Non crediamo quello che sappiamo già!

L'esempio più eclatante è il cambiamento climatico: quasi nessuno mette in dubbio la sua esistenza, eppure ci comportiamo, nel grande e nel piccolo, come se, dopotutto, non fosse così urgente. Da un lato non neghiamo la realtà dei fatti, ma dall’altro non la prendiamo neanche sul serio.

Dopo migliaia di anni di credenze in cose che non conosciamo (dalla creazione del mondo in sei giorni alla concezione verginale...), oggi ci rifiutiamo ad accettare fatti scientifici consolidati e condivisi. In un'epoca in cui la conoscenza è diventata facilmente accessibile a tutti, sembra essersi instaurato un sovraccarico, che porta ad una paradossale situazione dove, anche in relazione ad argomenti molto complessi, viene attribuito più peso alle opinioni (a volte improvvisate) di amici fittizi sulle reti sociali che ai risultati di ricerca della nostra comunità scientifica.

Questa pandemia richiede non solo una maggior fiducia nella scienza ma anche una corrispondente coerenza delle nostre decisioni. Un problema che riguarda l’intera società non può essere risolto secondo principi che interessano soltanto l’individuo.

Solo se riusciamo a guardare oltre il nostro orizzonte personale e siamo pronti ad assumerci responsabilità per i membri più deboli della nostra società, possiamo porre fine alla crisi attuali e a quelle future.

Tutti abbiamo diritto alla nostra opinione, ma non ai nostri fatti.

Anche se alcuni ancora oggi ritengono che la terra sia un disco, sappiamo che è rotonda!

In questo senso: vaccinatevi!

e rimanete in salute!

Dott.ssa Astrid Marsoner


E ora che si fa - si effettuano test? 


Recentemente nella popolazione sempre più persone vogliono sapere se hanno contratto in forma asintomatica/paucisintomatica il Covid 19 e se possono aver sviluppato una immunità contro il virus. 

I cittadini vogliono sapere se, pur non avendo mai presentato sintomi o positività al corona virus, in presenza di tale immunità, essi possano ancora ammalarsi, infettare altre persone, se possano viaggiare e frequentare in sicurezza gruppi anche numerosi di persone. 

Questo tipo di immunizzazione si chiama immunizzazione silenziosa.  

Tale dato di fatto, sapere che il virus non può più essere trasmesso, sarebbe rassicurante per i soggetti ad alto rischio o per le persone che hanno a che fare con quest’ultimi. Basandosi su siffatta informazione le aziende sperano di riconquistare la fiducia dei loro clienti e di riuscire in questo modo ad accelerare il ritorno alla "normalità".  

Gli epidemiologi daltrocanto vogliono riuscire ad analizzare quante persone siano entrate in contatto con il virus e quante hanno sviluppato una efficace immunitá.


Pertanto: cosa possono realmente individuare i test degli anticorpi? 

Gli anticorpi sono delle proteine prodotte dalle cellule del sangue, le cosiddette cellule B. Gli anticorpi possono attaccarsi all'agente patogeno e in questo modo viene inattivato il virus e vengono attratti i macrofagi. 

Si distinguono 5 diversi tipi di anticorpi: IgM, IgG, IgA, IgD e IgE.  

  • Circa 10 giorni  dopo aver contratto la malattia, quando cioè  ci si trova nella fase iniziale, si formano gli anticorpi IgM. Questi non sono molto specifici ma molto attivi . Ciò significa che non riconoscono l'agente patogeno in modo molto preciso, ma sono molto appiccicosi. Avendo un’ingente quantità di siti di legame riescono ad attaccarsi a molti germi diversi e rimangono nel sangue per circa 3-6 settimane. 

  • Durante questo periodo, le cellule B si trasformano in plasmacellule e acquisiscono così la capacità di formare anticorpi specifici, i cosiddetti IgG e IgA (in parte anche IgD), che sono specifici ad un determinato agente patogeno 

Questo processo avviene dopo circa 3 settimane. Tali anticorpi continueranno ad essere prodotti per anni e agiranno immediatamente in caso di una nuova infezione. 

Gli anticorpi IgA si trovano principalmente sulle mucose e nell'intestino. 

La difesa che viene data dalle immunoglobuline, cioè dagli anticorpi, é denominata difesa umorale. Esiste anche la difesa chiamata cellulare, che è data dagli linfociti T, un diverso tipo di globuli bianchi.


Quali test sierologici esistono? 

  • È possibile analizzare il sangue per verificare la presenza degli anticorpi o  

  • dei fluidi corporei per verificare la presenza  di parti del virus - chiamate antigeni

I test sierologici analizzano gli anticorpi nel sangue o nel siero (la parte liquida del sangue).  

Diverse aziende offrono questo tipo di test in forma di test rapidi.  

Si rammenta che i test che si possono trovare su internet non hanno alcuna prova di qualità. Infatti vengono autocertificati dalle stesse aziende produttrici. Il test de quo deve essere eseguito dal paziente in modo autonomo, il che può portare ad ulteriori errori nello svolgimento della procedura. Per di più con questi test vengono spesso testati solo gli IgM, cioè i primi anticorpi quelli non specifici, e nessun IgG. Questo fa si che i risultati vengano erroneamente identificati come positivi, nonostante siano stati rilevati anticorpi contro altri tipi di Coronavirus.   

Durante una ricerca americana sono stati analizzati 14 test di questo di tipo dimostrando che i risultati sono insoddisfacenti. 

Nel cosiddetto ELISA (Enzyme Linked Immunosorbent Assay), vengono rilevati gli anticorpi nel siero (componente liquido del sangue). Il siero scorre su di una matrice, le cosiddette piastre microtiter, che sono dotate di componenti virali prodotti artificialmente (antigene virale ricombinante).  

Se gli anticorpi sono presenti nel siero, si attaccano all'antigene del virus e scatenano una reazione colorata.  

Al contrario, con i test antigenici  vengono rilevati parti del virus.  

Quest’ultimo tipo di test viene eseguito mediante un tampone a livello faringeo posteriore. Viene utilizzato un tampone di cotone il quale viene strofinato nella parte posteriore della gola. Dopo di che analizzando il tampone si tenta di rinvenire in esso parti virali, con la cosiddetta PCR (reazione a catena della polimerasi). 

Il tampone viene esaminato da un laboratorio ed il processo é piuttosto complesso. Per il paziente il prelievo del campione di saliva è spiacevole, inoltre  se questo test non viene eseguito in modo corretto può portare a dei risultati cosiddetti falsi negativi. 

Laddove vengano eseguiti correttamente, i risultati del test sono molto affidabili. 

Di recente sono stati sviluppati i test alla saliva,  questi vengono usati per rilevare antigeni virali  e funzionano come un test di gravidanza, ma al contrario di quest’ultimi, viene analizzata la saliva al posto dell'urina. 

In Asia  questi test sono molto frequenti e di conseguenza la loro produzione é ingente, anche in Europa la produzione di questo tipo di test è molto elevata. 

Il vantaggio dei test rapidi  è la cosiddetta „point- of- care“ cioè il test e il suo risultato può essere ottenuto vicino al paziente, si possono così evitare complicate diagnosi di laboratorio ed si ottiene rapidamente il   risultato. 

Malgrado tutto ció al momento questi test sono ancora costosi e imprecisi. 

Tuttavia, se la qualità migliorasse cosa che è molto probabile, nelle prossime settimane questo tipo di test potrebbe svolgere un ruolo importante nel pre-testing e di conseguenza nell'avvio dei processi decisionali in uno stadio preliminare della malattia. Essi potrebbero trovare applicazione ad esempio negli studi medici e al pronto soccorso, in termini di una diagnosi preliminare.


Specificità e sensibilità di un test 

La specificità ci dice con quale precisione un test individua un particolare agente patogeno. 

La sensibilità invece descrive il numero di anticorpi eventualmente rilevati nel testi. 

Questo dato di fatto cosa comporta in termini epidemiologici? Che cosa comporta per l’individuo? 

Il 99% significa che per ogni cento persone testate, il test da un falso positivo. 

Nel caso in cui il numero di infezioni é sia alto, questo dato di fatto è poco rilevante. Se tuttavia, solo una piccola parte della popolazione ha contratto il virus, il tasso di errore di cui sopra, riguardo ad un singolo é molto piú elevato.  

Questo fatto viene chiamato la probabilità pre-test: quanto è probabile che io sia positivo? 

Se ad esempio il 2% della popolazione è infetta e tre test su cento hanno un risultato positivo al Coronavirus,  significa che con una sensibilità e una specificità del test pari al 99% per la persona interessata vi è solo il 66% di probabilità che il risultato del test sia corretto. 

Tuttavia, i test con una sensibilità e una specificità del 99% sono considerati corretti e affidabili.  

Possibili risultati errati potrebbero essere identificati da un cosiddetto test di neutralizzazione. 

Ciò comporta l'aggiunta del virus al siero del paziente e la possibile ulteriore riproduzione dell'agente patogeno. 

Questo test è molto costoso e può essere eseguito solo nell'ambito di laboratori appositamente attrezzati, cioe´di alta sicurezza e nell´ambito di uno studio scientifico di ricerca. 

Un'ulteriore imprecisione è causata da errori nella raccolta dei dati statistici. Ad esempio in alcune statistiche svolte  su volontari alcuni gruppi di popolazione sono completamente assenti (ad esempio, quasi nessun bambino piccolo oppure nessun anziano si offre volontario e pertanto questi gruppi di persone sono statisticamente sottorappresentati). 

Tali fattori di imprecisione  possono essere rimossi solo mediante complicati calcoli statistici svolti nell'ambito di ricerche.  


Avere gli anticorpi significa essere immuni? 

Di tanto in tanto ci sono segnalazioni di persone che hanno fatto un test antigenico positivo ma sono negativi ai test anticorpali! 

Il contatto con il virus porta allo sviluppo di anticorpi. 

L'IgG si lega alla proteina del virus, un componente che si trova in superficie di esso, per questo motivo viene chiamata la corona (da cui il nome "corona"), impedendo in questo modo al virus di attaccarsi alla cellula umana, di penetrarla e in seguito moltiplicarsi. 

Di conseguenza il contatto con il virus comporta automaticamente lo sviluppo di una immunità? 

SI 

Solo in rari casi non comporta l’immunitá. 

  • Questo forse è dovuto alla qualità dei virus, che potrebbero già avere perso parte della loro „infettività“ 

  • pure potrebbe essere dovuto ad un'immunità di fondo, il che significa che  alcune persone possiedono degli anticorpi che hanno origine da infezioni con altri Coronavirus (es. il virus da raffreddore), questi potrebbero essere parzialmente efficaci contro SarsCoV2 data la somiglianza dei diversi virus e non poter essere verificati nei test attualmente effettuati. 

  • Ci sono persone che perdono i loro anticorpi piuttosto rapidamente, ma nondimeno sono immuni alla malattia grazie ad altri meccanismi di difesa (es. l’immunità cellulare). 

  • Altre persone invece hanno sviluppato anticorpi contro altre parti di proteine virali, che non vengono testate in laboratorio, ma portano comunque all'inattivazione del virus. 

  • Puó essere che il test PCR è sia risultato falso positivo a causa di problemi tecnici o di contaminazione durante il trasporto.

È possibile rinvenire un certo tasso di errore nei test di PCR i quali vengono classificati come  molto affidabili, errori che vengono denominati „fruscio" oppure test di falsi positivi, errori che possono essere spiegati con i motivi sopra menzionati. 


Pertanto cosa si puó dedurre dai test? 

Qual è il valore predittivo di un test, cioè la probabilità con cui riesce a prevedere una possibile immunità? Questa è la domanda alla quale vogliamo avere una risposta. 

Per la singola persona le informazioni che possono essere fornite da questi test sono poche e fonte di grande incertezza. Tutti i test disponibili sono soggetti ad un alto tasso di errore e di interpretazione.  

Nondimeno i test degli anticorpi/immunitari sopra descritti, rilevano dati importanti per la ricerca epidemiologica, riuscendo ad indicare una possibile strada da percorrere per le future decisioni politiche e sociali. 

Quali aspetti legali devono essere considerati? 

Secondo le attuali linee guida i test positivi devono essere segnalati all'Ufficio d'Igiene. 

Dopo di che viene effettuato un test dell'antigene, cioè un tampone eseguito nella gola.  

Fino a quando non si ottiene il risultato di questo secondo test, la persona interessata viene messa in isolamento e, se il risultato del test sará positivo la persona interessata dovrà restare in quarantena, così come le persone che sono state in stretto contatto con la persona testata positiva al momento della presunta infezione. 

Se la persona che si é sottoposta al test non presenta sintomi, nonostante il test anticorpale sia positivo, si può rifiutare di fare un tampone. 

Per quanto riguarda la legittimità dell'isolamento o della quarantena in queste situazioni,  non é data una base giuridica lineare, dato che a riguardo è ancora controversa e inoltre attualmente non esistono linee guida vincolanti. 

Cosa succede con i dati che vengono raccolti? 

A livello nazionale si stanno effettuando test gratuiti a persone che vengono selezionate in modo causale. 

Per motivi di privacy, non è consentito utilizzare i dati raccolti per scopi diversi da quelli specificati nel foglio informativo. I dati devono essere conservati in forma anonima su server esterni.  

Se i dati dovessero essere usati  per una ricerca le informazioni possono essere solamente utilizzate in forma criptata e anonima. 

Le persone che effettuano il test possono revocare il loro consenso al trattamento dei dati in qualsiasi momento. 

Dopo aver avuto un esito positivo al testi anticorporale é possibile ottenere un certificato di immunizzazione? 

L'OMS a riguardo mette in guardia e avverte di non saltare a conclusioni affrettate: 

  • ci sono ancora incertezze sulla durata dell'immunità; 

  • I datori di lavoro potrebbero avere accesso ai certificati di vaccinazione, il che comporterebbe un rischio di abuso e discriminazione; 

  • I critici delle vaccinazioni, lamentano che un certificato di immunizzazione potrebbe fare si che la vaccinazione divenisse obbligatoria. 

Gli scienziati suddividono il decorso di un'epidemia o, nel caso del Coronavirus, di una pandemia in due fasi: La prima denominata  il Martello e la seconda la Danza „The Hammer and the dance“ 

La prima fase è stata la reazione al virus con il martello, nel caso di specie con il cosiddetto „lockdown“, reazione con la quale siamo riusciti a limitare la diffusione del virus. Ora é iniziata la seconda fase, la danza, il che significa trovare il giusto equilibrio tra allentamento delle misure di sicurezza e le misure ancora necessarie. 


È quindi necessario riconsiderare le direttive emesse? 

Arieggiare più che lavarsi le mani! 

La trasmissione del virus avviene principalmente all'interno, all'esterno una infezione con il virus é molto rara.  

  • infatti tutto indica una alta componente del virus negli aerosol

  • l’infezione da goccioline può essere prevenuta molto bene tenendo una distanza di 1,5 metri, questa é la distanza in cui le goccioline cadono a terra e non sono più rischio di infezione; 

  • Parallelamente a questo, non ci sono quasi dati sulla trasmissione con il contatto tra persone (infezione da striscio), cioè una trasmissione che potrebbe essere evitata lavando le mani e disinfettando le mani nella vita di tutti i giorni. 

Questo non vale per le cliniche, dove abbiamo dati scientifici che dimostrano che in questi casi il virus si accumula sulle superfici attraverso il costante gocciolamento, perché i pazienti infetti vengono curati e di conseguenza rimangono nella stessa stanza per giorni/settimane. 

La migliore profilassi contro le infezioni trasmesse da aerosol è quindi 

  • Aprire la porta 

  • Arieggare regolarmente 

  • Posizionare un ventilatore vicino alla finestra 


Cosa sono i Superspraeding Events? 

Dispersione e sovra-dispersione descrivono la disuguaglianza della distribuzione degli eventi infettivi durante un'epidemia. 

Non tutte le persone infette a loro volta infettano nuove persone. 

Ad esempio nel caso di SarsCoV2, significherebbe che il 20% dei nuovi contagiati infetta l'80% del prossimo gruppo infettato. 

Queste infezioni  probabilmente avverranno tramite aerosol, questo tipo di trasmissione é infatti la causa con cui si é venuta a creare l’epidemia. 

Molte persone in un ambiente chiuso e ristretto con un superinfettivo!  

Poche persone infettano molte altre persone. Questi sono eventi Superspraeding! 

La gestione di questi eventi si chiama controllo dell'epidemia.  

O, per dirla in un altro modo: 

Se il valore R 0 per un virus è 2, non significa automaticamente che ogni persona infettata ne infetterà altre due. 

In caso di iperdispersione, le persone infette infetteranno a loro volta solo uno o nessuna altra persona, pertanto solamente pochi infetti trasmetteranno la malattia a più di due persone. 

Secondo una ricerca giapponese, il rischio di infezione è 19 volte superiore all’interno, quindi in ambienti chiusi. 

A tale proposito vi è in letteratura un’altra ricerca effettuata in 320 città cinesi. 

Un’ulteriore ricerca condotta da un gruppo di ricercatori a Londra, ha indagato su focolai di oltre 50 casi  giungendo a una conclusione simile. 

Di conseguenza un buon sistema di condizionamento dell'aria aiuta contro l'aerosol. 

Nel caso in cui un tale sistema di condizionamento non è presente o non sia possibile procurarlo o non sia possibile arieggiare un ambiente , la mascherina con protezione per il naso e la bocca aiuta contro la dispersione di aerosol e di conseguenza del virus negli ambienti. 

Infatti la mascherina cattura le goccioline nel tessuto prima che diventino più piccole e diventino una particella galleggiante nell'aria a causa dell’essiccazione.  

Nel caso in cui si porti la protezione non verrebbero distribuite nell'aria le goccioline emesse e quindi non verrebbero essiccate e trasformate in aerosol. 

Ottimi studi del gruppo  di Gabriel Leung di Hong Kong dimostrano che il periodo più contagioso durante la malattia è il giorno prima dell'insorgenza dei sintomi. Sempre secondo questo studio  dopo  3 / 4 giorni dall’esordio dei sintomi, le persone non sono piú infettive e quindi non vi è più  pericolo di infezione.  

Sperando di poter tornare alla normalità, attraverso l'apprendimento  

È necessario investire nel monitoraggio e nell'isolamento dei contatti nei soggetti a rischio. Secondo una ricerca molto interessante di Hong Kong anche in questo modo potrebbe essere possibile tenere sotto controllo l’epidemia e il tutto senza vaccinazione. 

Si rammenta che non stiamo parlando di pazienti cardiopatici e anziani, cioè di persone a rischio, ma di grandi eventi di trasmissione. Questi devono essere analizzati da vicino e le persone che divengono infette devono subito  essere isolate, questo dopo aver scoperto il primo caso. 

 Riassumendo:

test dell’antigene

  • Tampone per la gola e valutazione mediante PCR

  • Test della saliva con un test rapido (come test di gravidanza)

test anticorporale:

  • Test ELISA del siero del sangue eseguito in laboratorio

  • Test rapido con gocce di sangue

  1. il test antocorporale non è molto significativo per il singolo individuo, specialmente nel caso in cui il numer do infezioni non sia particolarmente alto tra la popolazione

  2. il test anticorporale è un ottimo modo per analizzare la valutazione dell’infettività nella popolazione

  3. i test risultati pisitivi devono esser comunicati all’istituto di igene, di conseguenza le persone positive devono sottoporsi ad ulteriori test ed eventualmente alla quarantena

  4. nel caso in cui si risulti positivi agli anticorpi, questa positività non comporta che non si debbano più seguire le norme igieniche

Spero di aver chiarito alcuni dubbi in proposito 

Rimango sempre a Vostra disposizione negli orari previsti

Rimanete in salute 

Dott.ssa Astrid Marsoner